Jacopo Biscaro

Art Director & Senior Designer

So che è un sito web. E so anche che è un sito web di un Art Director / Graphic Designer.
Ma soprattutto so benissimo quali sono le tue aspettative: un tripudio di immagini, colori che esplodono da ogni lato, animazioni che si muovono con la solennità di chi vuole dimostrare che sì, l’immagine ha preso il sopravvento sulle parole. Però, ecco -come dire- qui siamo a casa mia. E le regole le faccio io.

Quindi partiamo provando a mettere un po’ d’ordine.
Perché poi succede sempre così: arrivi a un meeting, ti siedi, magari hai scelto con cura l’outfit, hai studiato l’azienda, ti senti preparato… e invece no, eccole lì, le temute domande standard. Quelle che sai già che ti faranno, ma che ogni volta ti colgono un po’ alla sprovvista. E quindi ho pensato: meglio giocare d’anticipo.

Ho messo nero su bianco alcune domande, quelle più classiche, quelle che nella mia esperienza tornano sempre, e ho provato a rispondere. Sono domande semplici, apparentemente. Poi però inizi a scrivere, e ti accorgi che semplici non lo sono per niente. Non è un trattato, non è una verità assoluta, è solo un modo per provare a spiegare —anche a me stesso— perché ho scelto questo mestiere e dove voglio andare.

Round I

Nasco, cresco e vivo a Treviso, la “famosa” provincia che confina con l’ancora più famosa Venezia — detta tra noi, essere la provincia immaginaria di qualcuno non è facile. Comunque, ho iniziato il mio percorso da grafico alle superiori, cinque anni (tutto regolare) e poi subito nel mondo del lavoro. Prima una parentesi nella prestampa —utile, sì, molto utile— poi approdo a Studio Quindici, un’agenzia che fa un po’ di tutto: architettura, web, brand identity. Cinque anni dopo divento Art Director. Nel frattempo imparo, affino, mi sporco le mani con la brand identity, il packaging, il web, gestisco un team, faccio esperienza. Oggi sono Art Director e Project Manager in un’agenzia di marketing, Rational Feelings. E mi piace pensare che il nome dica già tutto: razionalità ed emozione, struttura e istinto.


Ho capito che per influenzare lo sguardo delle persone bisogna prima di tutto osservarle, capirle. E dopo? E poi venire a patti con il cliente, perché le cose si fanno in due: tu e lui. Il compromesso è inevitabile, ma il punto è come lo gestisci. Un’altra cosa che ho capito in questi dieci anni è questa: la fiducia è tutto. Però, pensandoci… in un rapporto lavorativo, fidarsi significa affidarsi. Vuol dire credere che chi si occupa di un progetto lo faccia con cura, con attenzione, senza scorciatoie, che non si limiti a eseguire, ma provi a tirare fuori il meglio. Alla fine dei conti, il mio lavoro è questo: trovare un senso tra ciò che serve e ciò che è bello, tra la funzione e l’estetica. Sempre.


Quando mi fanno, o peggio, quando mi faccio questa domanda, devo prima aver chiaro il resto. Devo sapere che quello che faccio mi piace, che quello che faccio mi rende una persona migliore. Ok... e allora, tra cinque anni? Potrei essere a fare caffè a Copenaghen, o magari ancora qui, a farmi sempre le stesse domande. Mi sono reso conto che il punto fondamentale non è quello. Il punto non è il dove, ma il come. Che sia tra un giorno o tra dieci anni, quello che conta è lo sguardo. E io voglio che sia sempre rivolto in alto, più in alto, sempre un po’ più in là.


Eh... bella domanda. Provo a rispondere, non in modo preciso, non in modo definitivo – perchè certe cose non si spiegano davvero. Però si possono raccontare.
E allora c’è una Vespa 50 Special, c’è una strada di campagna, c’è il tempo che scorre senza fretta. Perchè il lavoro, sì, il nostro lavoro... è una faccenda strana. Da una parte ci vuole creatività, dall’altra ci vuole strategia – che già detta così sembra una cosa grossa, impegnativa. Ma, alla fine è come avere un motorino, un cinquatino, che non va veloce, ma se ci metti passione e pazienza, alla fine ti porta dove deve andare. Il bello sta lì... in quel procedere un po’ a scatti, un po’ a rilento, ma sempre con la direzione chiara. A volte ti fermi a guardare un dettaglio che sembrava insignificante e invece diventa fondamentale. Altre volte riparti senza troppi calcoli, solo seguendo l’istinto. Forse è questa la risposta. Disegnare, scegliere un font, mettere a posto gli spazi bianchi... sembra niente, ma è tutto. È trovare un ritmo, dare un respiro alle cose. È decidere cosa raccontare, ma soprattutto, come raccontarlo.


Round II

Giusto, giustissimo. Dopo tutta questa scrittura, magari vorresti anche vedere qualcosa di concreto.
Nessun problema: qui trovi il mio Portfolio, con progetti selezionati, lavori che raccontano quello che faccio e come lo faccio. Perché, alla fine, un Art Director si racconta meglio con le immagini che con le parole. (Anche se qui, diciamolo, le parole hanno avuto il loro momento di gloria.)


Semplice: mi scrivi. Mail, social, segnali di fumo, come preferisci. Sono sempre aperto a nuove collaborazioni, nuove idee, nuovi punti di vista.
Quindi, se hai un progetto, una proposta o semplicemente vuoi fare due chiacchiere, trovi tutto quello che ti serve proprio qui sotto.

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Grazie di essere arrivato fino a qui. Spero che il concept e i contenuti di questo sito ti siano piaciuti, o almeno ti abbiano incuriosito.
Per i più "nerd", piccolo dettaglio tecnico: questo sito l’ho scritto io, in HTML, perché certe cose è bello farsele da soli. Così, tanto per dire. Grazie e ciao!